Diabete e Insulina

Diabete e Insulina

Il Diabete (termine che deriva dal greco) si riferisce a un gruppo di patologie con le seguenti caratteristiche:

Il Diabete è una malattia cronica, che si manifesta con una elevata concentrazione di glucosio nel sangue. La presenza di tale eccesso di glucosio nel sangue è causata da:

  • carenza di insulina nell’organismo
  • insulino-resistenza (risposta inefficiente, da parte delle cellule, all’insulina)

I casi di Diabete sono in vertiginoso aumento in tutto il mondo. Solo in Italia, i soggetti colpiti dal Diabete sono oltre 4 milioni, ma si stima la presenza di un ulteriore milione di persone che avrebbe il Diabete senza saperlo.
Sempre in Italia, si contano oltre 73 persone al giorno che muoiono per complicazioni causate dal diabete.

Cosa è l’insulina?

L’insulina è un ormone “salvavita”, prodotto (al bisogno) dal Pancreas, che serve a diminuire velocemente la concentrazione di glucosio nel sangue. Diversamente, l’eccesso di glucosio potrebbe causare il cosiddetto “coma glicemico” che può condurre anche alla morte.

Fatte tali premesse, andiamo a vedere, in dettaglio, la malattia del Diabete.

Tipi di Diabete

Il Diabete viene suddiviso in:

  • Diabete Mellito Tipo 1 (DMT1)
  • Diabete Mellito Tipo 2 (DMT2)
  • Diabete Classico, “diabete non mellito”: Neurogeno e Nefrogeno
  • Diabete Autoimmune LatenteLADA
  • Diabete ModyMaturity Onset Diabetes of the Young” (forma rara di diabete)

Cerchiamo di approfondire la struttura del nostro organo Pancreas.
Il pancreas contiene i cosiddetti “isolotti di Langherans”, che sono dei piccoli aggregati di cellule endocrine.
Tali cellule sono in grado di secernere 4 tipologie di ormoni:

  • Glucagone: cellule alfa (15% delle cellule)
  • Insulina: cellule beta (80% delle cellule)
  • Somatostatina: cellule delta (8% delle cellule)
  • Peptide pancreatico: cellule PP (2% delle cellule)

Abbiamo detto che il diabete mellito, si divide in 2 tipi: tipo 1 e tipo 2. Il Diabete Mellito Tipo 1 (DMT1) è cosiddetto a genesi autoimmune, ovvero dipende dalla distruzione delle cellule β del pancreas: fenomeno che, di solito, porta alla insulino-deficienza, pertanto necessita di cura intensiva con insulina. Questo tipo di Diabete può perfino sorgere come “complicazione” di infezioni come: Morbillo, Epatite o Coxsackie virus.
Pare che queste infezioni, in alcuni soggetti, possano scatenare una risposta autoimmunitaria di linfociti T citotossici che vanno a distruggere le cellule beta del pancreas, che sono, appunto, le cellule che producono insulina.
La diagnosi di Diabete di Tipo 1 riguarda circa il 10% dei diabetici.

Il Diabete Mellito Tipo 2, abbreviato “DMT2” è la forma di Diabete più comune. La diagnosi del Diabete di Tipo 2 riguarda circa il 90% dei casi.
In soggetti sovrappeso o obesi, il diabete di tipo 2 è molto comune. Chiaramente questa condizione metabolica porta il soggetto a soffrire di tutti i sintomi legati alla iperglicemia, ovvero: eccesso di glicemia nel sangue.
Sebbene in alcuni soggetti, il Diabete Tipo 2, può essere causato da una mutazione genetica relativa ai geni della glucochinasi, nella maggioranza delle situazioni, dipende dal nostro stile di vita e, in particolar modo, dalle nostre abitudini alimentari.
Nel diabete Mellito Tipo 2, infatti, non è la produzione dell’insulina ad essere compromessa, bensì l’azione dell’insulina nei confronti dei recettori cellulari. Stiamo parlando di “insulino resistenza“: ossia le cellule non rispondono al “comando” di assimilare il glucosio e pertanto ne rimane una gran quantità nel sangue.

Una alimentazione basata su carboidrati amidacei (Cereali, Pasta, Pane, Pizza, Riso, Legumi, Patate) costringe il Pancreas a produrre, più volte al giorno, ad ogni pasto, grandi quantità di insulina. Col tempo le cellule del corpo possono sviluppare una vera e propria “assuefazione” all’insulina e diventare “insulino-resistenti“.
Questo significa che, nei casi di insulino resistenza, il diabete mellito di Tipo 2, può essere curato semplicemente modificando stile di vita e abitudini alimentari.
Eliminare i carboidrati amidacei dalla propria alimentazione significa ridurre in modo massiccio l’apporto di zuccheri. Il Pancreas, dunque, non dovrà più produrre grandi quantità di insulina e quindi l’insulino-resistenza non rappresenterà più un problema.
Una alimentazione a base di verdura, carne, pesce, uova e poca frutta consente di vivere in modo sano e mantenere la glicemia nei valori adeguati.

Per chi fosse interessato ad approfondire i legami tra Diabete, alimentazione e stile di vita, ecco un libro molto interessante.

Libro: La fine del Diabete

Resta ovviamente inteso che, chiunque sia già in cura con l’insulina, la metformina o farmaci equivalenti, prima di ridurne l’assunzione, deve sempre consultare il proprio medico.

Sintomi del Diabete

I sintomi che accompagnano il diabete sono a volte sottovalutati, ed è forse per questa ragione che molte persone hanno il diabete senza saperlo.

Sintomi del diabete, tra i più comuni troviamo:

  • offuscamento della vista
  • stanchezza / spossatezza
  • poliuria (aumento della quantità delle urine e della frequenza di minzione)
  • polidipsia (aumento della sete)
  • polifagia (aumento della fame) con calo del peso corporeo
  • lentezza nel rimarginare le ferite

Test del Diabete: Glicemia

Per coloro i quali dovessero avere sospetto di Diabete, è senza dubbio utile fare le analisi del sangue. Dal momento che il Diabete è uno stato di “eccesso di zucchero” nell’organismo, il principale valore da monitorare è quello della Glicemia a digiuno. Di seguito un riepilogo dei range di Glicemia:

Glicemia plasmaticaValore minimoValore Massimo
Normale a digiuno60 mg/dL 110 mg/dL
Alterata a digiuno110 mg/dL 125 mg/dL
(*) Ridotta tolleranza glicidica140 mg/dL 200 mg/dL
Diabeteoltre 126 mg/dL

(*) La “Ridotta tolleranza glicidica” si riferisce ad un test fatto dopo 2 ore dall’assunzione di 75g di glucosio liquido. Si tratta del “Test di carico del Glucosio“.

Oltre ai valori della Glicemia, va però prestata particolare attenzione al valore della insulinemia. Questo perché, troppo spesso, le analisi del sangue includono il valore della Glicemia ma non contengono il livello di insulinemia.
Fare un test del valore della Glicemia e scoprire che risulta “nella norma”, non è sufficiente! Questo perché, in caso di insulino resistenza, è fondamentale sapere quanta insulina è necessaria al fine di mantenere la Glicemia nel range ottimale.

Infatti, nei soggetti affetti da insulino resistenza, almeno in fase “pre diabete“, la glicemia risulta regolare, ma senza un’indagine sul valore dell’insulinemia, risulta impossibile scoprire se l’organismo è a rischio di sviluppare il diabete.

Indice HOMA: insulino resistenza

Il problema è che, se le cellule non rispondono in modo adeguato all’insulina, il Pancreas sarà costretto a produrre moltissima insulina al fine di mantenere la glicemia nei limiti ottimali. Pertanto, solo sapendo quanta insulina circola nel sangue sarà possibile calcolare l’indice HOMA (indice di insulino resistenza).

La glicemia viene espressa in differenti unità di misura. In funzione dell’unità di misura, la formula per il calcolo dell’indice HOMA è:

  • valore di glicemia (espresso in mg/100ml) moltiplicato per l’insulinemia (espressa in mUI/L) diviso numero fisso: 405
  • valore di glicemia (espresso in mmol/L) moltiplicato per l’insulinemia (espressa in mUI/L) diviso numero fisso: 22.5

Sono considerati valori normali dell’indice Homa: 0.22 – 2.5

Screening per il diabete mellito

Altro importantissimo esame per lo screening del diabete mellito, consiste nel monitoraggio Emoglobina Glicata.
Cosa è l’emoglobina glicata? L’emoglobina glicata è una piccola parte (2%) dell’emoglobina presente nei globuli rossi, ed è il risultato di un processo (non enzimatico) in cui il glucosio si lega alla molecola stessa.
Dal momento che questo processo è proporzionale alla concentrazione di glucosio nel sangue, il valore dell’emoglobina glicata riflette i valori medi di glicemia delle ultime settimane. Poiché la vita media di un globulo rosso è di circa 120 giorni, il valore della glicata riflette la glicemia delle ultime 8-12 settimane.
I valori di emoglobina glicata in un soggetto diabetico, possono essere il doppio (o addirittura il triplo) rispetto ad un soggetto normoglicemico.
L’esame dell’emoglobina glicata deve essere fatto a digiuno (almeno 8 ore) e può essere assunta una modesta quantità di acqua.

Valori di riferimento emoglobina glicata

  • 4.0 – 6.0 % Hb
  • 20 – 42 mmoli/moli

Da notare che emorragia, oppure, anemia emolitica possono falsare (abbassare) i valori di glicata.
Si ritiene che tra 5.7 e 6.4% e tra 39 e 47 mmoli/moli vi sia un aumentato rischio di sviluppare il diabete.

Integrazione utile

Come abbiamo visto in più di un’occasione, i picchi glicemici causati da innalzamento della Glicemia (a seguito di un pasto ricco di carboidrati) sono caratterizzati poi da un calo repentino ad opera dell’insulina.
A seguito di questo calo, l’organismo produce cortisolo per ristabilire il valore ottimale di glicemia.
L’organismo sarà dunque sotto costante azione di Insulina e Cortisolo, la cui presenza nel sangue è causa di infiammazione e produzione di scorie acide.

Ci sono moltissimi micronutrienti che permettono di diminuire l’uso dell’insulina da parte dell’organismo. 

  • vitamina D: in grado, tra le altre cose, di modulare la produzione dell’insulina, proteggere le cellule beta del pancreas e ottimizzare la sensibilità delle cellule muscolari all’insulina
  • vitamina B1: capace di aumentare l’efficienza dell’insulina (così da diminuire la quantità necessaria)
  • cromo: attivatore del GTF (Glucose Tolerance Factor), va a limitare la necessità di insulina, migliorando l’assorbimento del glucosio da parte delle cellule
  • manganese: ottimizza la regolazione del glucosio nel sangue (limitando allo stretto necessario l’utilizzo di insulina e cortisolo)
  • magnesio: minerale che aumenta l’efficacia dell’insulina
  • potassio: indispensabile al fegato per la trasformazione del glucosio in glicogeno
  • arginina: agevola la produzione di glucosio, limitando l’intervento del cortisolo
  • carnitina: è un dipeptide (utilizzato per curare il diabete mellito) capace di migliorare la sensibilità delle cellule muscolari all’insulina
  • glutammina (L-glutammina): aminoacido in grado di ridurre i livelli di glucosio nel sangue (agevola il lavoro dell’insulina)
  • taurina: aminoacido, sintetizzato dal fegato, che tra le altre cose, svolge un’azione detta insulino-mimetica, agevolando l’assimilazione del glucosio
  • cannella: spezia che, se adoperata costantemente, permette di smussare i picchi glicemici
  • epigallocatechina gallato: capace di riduzione del glucosio nel sangue (agevola il compito dell’insulina)
  • resveratrolo: noto per la sua eccellente capacità di regolazione della glicemia. Alcuni studi evidenziano che il resveratrolo è in grado di operare il mantenimento del livello del glucosio a digiuno (evitando cali glicemici) e di ridurre i picchi glicemici post prandiali
  • curcuma: spezia antiinfiammatoria in grado di proteggere le cellule beta del pancreas che producono l’insulina

Per ridurre la secrezione di Cortisolo nonché il catabolismo (produzione di glucosio dalla massa magra):

Complicanze e rischi del Diabete

Le complicanze del Diabete sono tante e spesso gravissime:

  • Chetoacidosi: l’insufficiente azione insulinica porta ad un repentino abbassamento del pH del sangue che può condurre anche alla morte. In genere è una complicanza che insorge nei soggetti affetti da DMT1.
  • Chetoacidosi diabetica (abbreviata “DKA” o “CAD”): si riscontra in persone affette da diabete mellito di tipo I, ma in talune circostanze, può verificarsi anche in soggetti affetti da diabete di tipo II.
    I tipici sintomi di un soggetto in chetoacidosi: vomito, disidratazione, respirazione ansimante profonda, confusione mentale, o addirittura coma.
  • Coma iperosmolare: un soggetto (spesso anziano) a causa di diabete, tipicamente d’estate, per colpo di calore, finisce al pronto soccorso per disidratazione.
  • Retinopatia diabetica: perdita della funzione retinica (maculopatia) che può portare alla cecità.
    La retinopatia diabetica esiste in forma non proliferante: i vasi retinici presentano zone di indebolimento e possono sanguinare, producendo emorragie retiniche, edema e/o ischemia.
    Questa condizione può degenerare anche in forma proliferante: numerosi i capillari retinici occlusi, possono comparire ampie zone di sofferenza retinica. Il tentativo di creare nuovi vasi risulta vano poiché hanno una parete molto fragile. Si può arrivare al raggrinzimento e/o al distacco della retina.
  • Nefropatia diabetica: si tratta di una frequente causa di danno renale e di insufficienza renale terminale. Purtroppo, così come il diabete, è una malattia in costante aumento. In Italia, il Diabete è la prima causa di dialisi.
  • Scompensi cardiaci: l’eccesso di glicemia può facilmente indurre malattie cardiache anche gravi. Basti pensare che il rischio di infarto acuto del miocardio è quattro volte maggiore nei diabetici.
  • Neuropatia: almeno il 30% dei diabetici è colpito da neuropatia, malattia del sistema nervoso che si presenta con formicolio agli arti e con una diminuzione della sensibilità. Questa patologia può degenerare nel cosiddetto piede diabetico, caratterizzato da ulcere che possono infettarsi ed essere perfino causa di amputazione dell’arto.

Molecola GSK3: la scoperta di una ricercatrice italiana

La molecola GSK3 è stata scoperta all’Università di Roma, Tor Vergata, ad opera della biologa, ricercatrice italiana, Francesca Sacco.
La ricercatrice, esaminando topi diabetici, ha scoperto una molecola (GSK3) che impedisce alle cellule pancreatiche di produrre insulina.
Dai primi test effettuati sui topi, pare che “spegnendo” questa proteina, si potrebbe frenare la malattia del Diabete. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Cell Metabolism, in collaborazione con università tedesche e australiane ed ha avuto anche il contributo da parte di Piero Marchetti dell’Università di Pisa.

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