Carie ai denti

Carie ai denti

La carie dentale è una patologia degenerativa che porta alla progressiva distruzione del dente che ne viene attaccato. La fase iniziale comincia con la distruzione dei tessuti duri del dente: smalto e dentina, per poi arrivare più in profondità fino alla cosiddetta polpa dentale.

La malattia degenerativa (carie) è causata da colonie di batteri che vanno sotto il nome di placca batterica.
La placca batterica è costituita da colonie di batteri che sono letteralmente attaccati ai denti e che riescono a sfuggire alla continua azione di lingua e saliva. Infatti, il movimento della lingua e la saliva hanno il compito di spazzare via i batteri dalla bocca per farli finire nello stomaco, dove vengono distrutti dai succhi gastrici.

I batteri che riescono ad aderire alla superficie dentale si mettono in salvo e colonizzano il “territorio” iniziando a danneggiare lo smalto.

L’ambiente umido della bocca e del cavo orale è ideale per la proliferazione batterica, ma a questo, si aggiunge anche il fatto che le superfici (lingua, gengive, denti) sono ricche di residui alimentari e pertanto i batteri trovano abbondanza di sostanze nutritive.

I batteri che colonizzano il cavo orale sono essenzialmente due:

  • lo streptococco mutans
  • il lattobacillo

ovviamente, a questi, si aggiungono migliaia di altre tipologie di microrganismi.

Le Cause della Carie

Le due famiglie di batteri agiscono in una vera e propria modalità di “squadra”: vediamo in che modo.
Lo streptococco mutans è il primo che va in avanscoperta: spiana la strada al lattobacillo, lo fa producendo dei polimeri che riescono a formare un “bio film” in grado di aderire alla superficie dei denti. Questo strato di polimeri aumenta di spessore e va a formare una sorta di minuscola intercapedine tra i denti e il bio film stesso.
In questo micro spazio, i batteri colonizzatori (lattobacillo), riescono a sopravvivere e moltiplicarsi.
Il Lattobacillo non ha bisogno di ossigeno (si tratta di batteri anaerobi) ed è nelle condizioni di produrre acido lattico (dunque scorie acide) provocando una diminuzione del pH della bocca.
L’ambiente della bocca diviene così acido da consentire una colonizzazione ancora più agevole anche per altre specie di batteri che attivano perfino meccanismi di difesa a scapito del sistema immunitario. I batteri, infatti, sono in grado di produrre enzimi neutralizzanti (ad esempio IgA proteasi e catalasi).

Le scorie acide prodotte dai lattobacilli, a contatto con i denti, ne causano la progressiva perdita di calcio e quindi la demineralizzazione. Il risultato è che la durezza dello smalto risulta compromessa, al punto che i batteri riescono a penetrare lo smalto per arrivare, passo dopo passo, a colonizzare l’interno del dente: fino a raggiungere la radice.

L’attacco dei denti risulta l’arma vincente da parte dei batteri, in quanto la lingua e la mucosa (le parti molli della bocca) possono essere ripulite più facilmente dal nostro sistema immunitario. Là dove, invece, i batteri hanno costruito la placca (una vera “barriera protettiva”) il nostro sistema immunitario ha difficoltà a contrastare i batteri e viene neutralizzato dagli enzimi di cui abbiamo già parlato.
La placca non rimossa, finisce per indurirsi e a quel punto abbiamo il tartaro: talmente duro che può essere rimosso solo dal dentista con l’uso di ultrasuoni.

La flora batterica della bocca, un po’ come nel caso della flora intestinale, ha un delicato equilibrio e ciò che altera questo equilibrio è legato al cibo che mangiamo. Il cibo che alimenta i batteri è lo zucchero, pertanto un consumo abituale di carboidrati è capace di alterare l’ecosistema della flora batterica, fornendo sufficiente carburante per la proliferazione e la formazione della placca.

L’igiene orale

Alla luce di quanto esposto, risulta abbastanza evidente che, nonostante una costante igiene orale, facendo uso di spazzolino, dentifricio, filo interdentale, collutorio ecc. non si riesca a contrastare in modo efficace la formazione della placca. Occorrono frequenti pulizie dei denti, ma anche questo può non bastare.
Ma allora, come mai gli animali, pur non lavando i denti, non soffrono di placca e carie? Per rispondere a questa domanda, basta pensare al tipo di alimentazione di un leone e a quella di un essere umano.

Avete mai visto un leone divorare un piatto di pasta? Mangiare dei legumi? Oppure consumare delle patate fritte, o perfino un risotto? Ebbene, guarda caso, sono tutti alimenti ricchissimi di carboidrati e amido: il cibo preferito dai batteri!

Un’altra riflessione riguarda il fatto che il nostro cane o gatto, normalmente non soffrono di malattie dentarie, ma iniziano ad avere qualche problema se diamo loro da mangiare gli avanzi del nostro pranzo.

Quante volte abbiamo sentito ripetere la frase…

Lo zucchero fa male ai denti!

Ma quando si parla di zucchero, siamo portati a pensare al gelato, a intere guantiere di dolci, alle merendine, ecc… senza riflettere sul fatto che se un cioccolatino contiene il 45% di carboidrati, la pasta, normalmente, ne contiene molto di più (a parità di peso).
Ma non solo, prova a domandarti: quanti cioccolatini mangi durante una giornata?
Ok, adesso prova a chiederti: quanta pasta mangi ogni giorno?

Se 100 grammi di pasta contengono oltre 65g di carboidrati (dunque parliamo del 65%) significa che un comune piatto di pasta ci fa ingoiare 65g di carboidrati (l’equivalente di circa 10 ciccolatini!).
Il calcolo è presto fatto: la quantità di carboidrati che viene consumata ogni singolo giorno (anche senza sfiorare alcun dolcetto) supera di gran lunga quella che il nostro corpo dovrebbe assumere in una intera settimana!

Rimedi per la carie

Ovviamente, se pensi ad un piatto di patate al forno: ogni singolo tocchetto di patata ha circa le dimensioni e il peso di un cioccolatino… adesso immagina quello stesso piatto pieno di cioccolatini.
Cosa accade se li mangi tutti? Il contenuto di amido in una patata può arrivare anche fino al 90% del suo peso.
Questo significa che un piatto ricolmo di cioccolatini avrebbe perfino meno carboidrati!

Hai mai sentito parlare di capacità cariogena dello zucchero?
Gli zuccheri, in proporzione alla loro capacità di causare la carie, si dividono in:

  • zuccheri intrinsechi (come quelli di frutta e verdura)
  • zuccheri estrinsechi (ad es. lattosio, saccarosio o miele)

dove gli zuccheri maggiormente cariogeni sono quelli estrinsechi.

L’amido contenuto in pasta, pane, patate, riso, legumi, viene scomposto prima dalla cottura e poi dalla nostra masticazione: l’amilasi salivare è infatti capace di scindere l’amido in:

  • maltosio
  • maltodestrosio
  • destrina
  • glucosio

i batteri patogeni, pertanto, ottengono esattamente ciò di cui necessitano per sopravvivere: secondo uno studio condotto già nel 1968 dal Dottor Iscii, i prodotti che derivano dagli amidi, in combinazione con il saccarosio (zucchero da cucina), sono perfino più cariogeni dello stesso saccarosio.

Per chi soffre di alito pesante, è interessante sapere che la causa dell’alitosi è proprio la crescita batterica e lo sviluppo di batteri putrefattivi. Evitando il consumo di alimenti ricchi di carboidrati (ad eccezione di frutta e verdura), è possibile prevenire la formazione della placca e quindi, prevenire la carie ai denti.

Anche malattie come la piorrea, sono causate da un eccesso di placca batterica. La piorrea, che inizia come infiammazione alle gengive, in termini tecnici, è un’infiammazione del parodonto che, se trascurata, porta al progressivo distacco delle gengive dai denti, con indebolimento e perdita dei denti stessi.

Quindi, per concludere, come prevenire la placca? E quindi, come prevenire la carie? Credo che la risposta sia abbastanza ovvia: modificando le abitudini alimentari, ovvero eliminando dalla nostra alimentazione tutti quei cibi che sono ricchi di carboidrati.

Ti consiglio di leggere anche le interessanti capacità della vitamina K per combattere la carie.

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